La storia
La Piccola Casa, fin dai tempi della fondazione, si è costituita in diverse comunità di ospiti e di religiosi e ha realizzato una varietà di servizi prestati alle persone in stato di abbandono. Quello sanitario, di pronta accoglienza, il servizio a domicilio, l’istruzione e l’educazione. Tale impronta è avvenuta nell’arco di soli dieci anni da quando San Giuseppe Benedetto Cottolengo ha iniziato la sua opera.
Gli inizi
Torino al tempo del Cottolengo aveva molti istituti di beneficenza, ma erano in pochi ad usufruirne. Alcune categorie quali disabili psichici, epilettici o sordomuti non venivano considerati dalla società perché le istituzioni avevano regole rigide di accoglienza. In questo contesto si consuma il dramma di una mamma di tre bambini che, prossima alle doglie del parto, rifiutata da due ospedali, muore senza soccorso davanti al marito e ai figli, assistita dal canonico Giuseppe Cottolengo. Questo evento turba il suo animo che, al culmine di una crisi personale, nell’accogliere la sofferenza dell’altro, trova in sé una speciale vocazione al servizio della carità.
A quattro mesi dall’accaduto, Giuseppe Cottolengo fonda il “Deposito de’ poveri infermi del Corpus Domini”, più tardi chiamato “Ospedaletto della Volta Rossa”, per l’accoglienza dei malati che non trovavano posto negli altri ospedali. Tale esperienza dura all’incirca quattro anni, fino a quando il Governo della città lo costringe alla chiusura.
La fondazione
Dopo la chiusura forzata dell’ “Ospedaletto”, Giuseppe Cottolengo non si scoraggia e sempre a Torino, in zona Valdocco (l’attuale sede centrale), dà inizio alla “Piccola Casa della Divina Provvidenza”. Acquista alcuni locali per ospitare nuovi malati e, ogni volta che se ne presenta la necessità, accoglie le persone bisognose creando locali appositi, senza pensare assolutamente alla disponibilità di risorse per sostenerle, confidando solo nella Divina Provvidenza. È così che nascono numerosi gruppi che denomina “famiglie”: l’ospedale per i malati, la casa per uomini e donne anziani, le famiglie dei sordomuti, degli epilettici, dei disabili psichici detti “Buoni Figli” e “Buone Figlie”, ecc. Per il servizio dell’Opera, Cottolengo fonda diverse congregazioni religiose.
Dopo la morte
Dopo la morte di Giuseppe Cottolengo la Piccola Casa, pur versando in precarie condizioni economiche, ha sempre continuato ad espandersi sotto la guida dei successori, rispondendo alle necessità del momento. A Torino nascono nuove “famiglie” e il numero degli ospiti sale fino a 4000. La Piccola Casa, per venire incontro alle proprie necessità, si attrezza al suo interno di panificio, pastificio, lavanderia, calzoleria, laboratori professionali, ecc. In tutta Italia sorsgono nuove sedi per accogliere anziani, malati, disabili di ogni genere, bambini, emarginati.
Oggi
Tenendo fede agli insegnamenti del Santo Cottolengo, la Piccola Casa oggi risponde alle necessità dei bisogni più scoperti in linea con gli orientamenti delle politiche sociali odierne, privilegiando sempre le persone in situazione di maggior difficoltà. Nel servizio agli Ospiti viene prestata una particolare attenzione alla realizzazione globale della persona e ai processi di integrazione sociale.
Oggi la Piccola Casa è presente in Europa, in Africa, in Asia e nelle Americhe.
Per saperne di più visita il sito cottolengo.org