GESUITI noviziato
Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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Un maltese, un italiano, un rumeno ed un polacco si sono seduti a tavola…

27 Ago 2018

No, non è l’inizio di una barzelletta. Le nazionalità miste a tavola sono un’esperienza quotidiana al noviziato, ma il carattere universale della Compagnia di Gesù è stato ancora più pronunciato per me durante la mia visita recente in Romania.

Tornando un po’ indietro, è stata un’esperienza immediatamente preceduta da un’altra: la prima visita a casa. Avevo iniziato e concluso questa visita con una certa trepidazione, chiedendomi se ero ancora troppo attaccato alla terra che mi aveva cresciuto e alla quale devo i miei rapporti più profondi e ricordi più teneri. Eppure, non potevo fare a meno di sentirmi stranamente fuori posto: il mare azzurro, gli edifici di pietra baciati dal sole, i luoghi un tempo familiari, non erano ciò a cui il mio cuore era legato.

Un po’ perplesso, il 20 luglio ho salutato ancora una volta amici e parenti per prendere un volo diretto a Cluj, Romania, per iniziare una nuova esperienza, aspettandomi di cadere vittima di nostalgia al mio arrivo lì. Nulla può essere più lontano dalla verità.

Il mio soggiorno era diviso in due: i primi giorni nella casa di esercizi dei gesuiti a Cluj per aiutare con il campo estivo Magis per adulti -giovani; gli altri trascorsi a Satu Mare, all’Incontro Nazionale triennale dei Giovani Cattolici. Giorni di grandi grazie, consolazioni, incontri personali e conferme. Un aspetto che mi ha sorpreso, tuttavia, è stata la grande diversità della Romania. Nonostante che io abbia esplorato poco oltre i confini della casa di esercizi di Cluj e il parco dove si teneva l’incontro giovanile a Satu Mare, non ho potuto fare a meno di sentirmi immerso in un crogiuolo di culture e sub-culture diverse.

Per darvi un’idea: le nazionalità miste dei gesuiti stessi – rumeni, un novizio maltese, un italiano e un polacco; i vari riti e confessioni cristiani che hanno dato forma alla Romania –Rumeni Ortodossi, Greco-Cattolici, Romano Cattolici, Protestanti; i fenomeni linguistici curiosi della Romania, che ospita popolazioni che parlano il rumeno (una lingua neolatina piena di dittonghi incomprensibili e un’infarinatura di parole slave), l’ungherese (completamente estraneo alla famiglia di lingue indoeuropee) e persino il tedesco. Anche la Francia sembra aver avuto una grande influenza sulla lingua e sull’intellighenzia rumena.

Trovandomi in mezzo a questo, i miei registri linguistici lavoravano a pieno ritmo: parlando inglese con i rumeni, italiano con i gesuiti e altri religiosi, cercando di imparare alcune frasi chiave in rumeno in modo da inserirmi meglio. Dovendo passare rapidamente da una lingua all’altra, a seconda della persona con cui parlavo, non dovrebbe sorprendere il fatto che spesso chiacchieravo tranquillamente con qualcuno prima che la loro espressione perplessa mi informasse che avevo scelto la lingua sbagliata. Il Signore è, per fortuna, un poliglotta: sono sicuro che ha compreso le mie risposte alla messa (celebrata in rumeno ovviamente) in una selezione casuale di maltese, inglese e italiano.

In tutto ciò, mi sentivo davvero a casa anche quando non riuscivo a capire cosa si diceva: il linguaggio del corpo, un sorriso, le risate, la sete per la preghiera e l’amore per il Signore sono Esperanto. E questo ancora di più con gli altri gesuiti, fratelli di altre culture ma uniti negli obiettivi, desideri e missione. In verità, come diceva P. Jerome Nadal SJ: “Per la Compagnia tutto il mondo è casa nostra”.

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