GESUITI noviziato
Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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Un gesto di paterna premura

di Gianluca Severin

Nei grandi avvenimenti del Natale e della Pasqua due persone, di cui le Scritture non tramandano le parole ma le scelte, gli atti e la premura, restano in secondo piano.

L’uno e l’altro erano uomini giusti di remoti villaggi che attendevano il Regno di Dio.
L’uno riconobbe in Gesù non il frutto di un tradimento ma Dio che aveva scelto di abitare in mezzo a noi, l’altro riconobbe in Lui non un malfattore ma l’Agnello di Dio che si era offerto per redimere il mondo.
L’uno andò oltre la Legge che lo autorizzava a ripudiare la sua fidanzata per accogliere il bambino in arrivo, l’altro violò le prescrizioni della purezza rituale, entrando nel palazzo del governatore romano straniero, pagano e occupante, maneggiando il cadavere, per prendersi cura di Gesù trapassato.
L’uno trovò una grotta poco fuori Gerusalemme dove Gesù potesse venire alla luce, l’altro Gli offrì una grotta poco fuori Gerusalemme perché potesse essere sepolto.
L’uno avvolse Gesù in fasce e Lo porse a Maria, l’altro Lo avvolse in un sudario e Lo adagiò tra le braccia Sua madre.
L’uno custodì Gesù quando i potenti di questo mondo Lo cercavano per ucciderLo, l’altro quando se ne furono andati dopo che L’ebbero ucciso.

Giuseppe di Nazareth e Giuseppe d’Arimatea sono, con la loro concreta, faticosa e nascosta opera, segno dell’amore del Padre per il Figlio. Quando seguaci e detrattori erano già o ancora lontani, entrambi erano lì, presenti e disponibili, per fare la loro parte.
Quando Gesù fece il primo respiro e quando rese lo spirito, mani di padre, ruvide e premurose, si presero cura del Suo corpo fragile e inerme. Neppure un istante il Padre L’ha abbandonato.

Il Padre continua a chiamare perché non cessi la sua cura per i suoi figli, come una madre non può dimenticarsi del figlio che ha generato.
Tutti, e in special modo noi che desideriamo essere compagni di Gesù, siamo chiamati a essere padri: “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso” (Lc 6, 36).
Come padri siamo chiamati a fare nostra la vita del Padre, a lasciarci trasformare a Sua immagine, a offrire agli altri la stessa qualità di amore che Lui ha offerto a noi, suoi figli amati.
Come padri siamo chiamati a incarnare quell’amore misericordioso che per un fratello ferito e affamato oltrepassa la precisa norma della giustizia.
Come padri siamo chiamati ad aprire le nostre mani ai nostri fratelli per sostenere e donare, la nostra mente per ascoltare e consolare, il nostro cuore per accogliere e lasciar andare.
Come padri siamo chiamati a offrire quella immensa libertà, compassione e generosità che il Padre ci ha mostrato attraverso la vita e la persona di Gesù.

 

Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre» (Gv 14, 8-9a)

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