Il Mese di esercizi è stato per noi novizi del primo anno un’intensa esperienza di comunione e unione, nella condivisione silenziosa o meno.
Ciò accadeva però anche ai nostri compagni del secondo anno nella fatica della quotidianità. Al nostro ritorno quindi ci siamo ritrovati ad essere più uniti come annate, ma con l’esigenza di ritrovare un equilibrio per riformare un’unica comunità.
Mi è parsa come l’unione di due tessuti differenti, non tanto nel colore, quanto nel materiale: il riflesso della luce, la trama, tutte le particolarità dell’uno e dell’altro vanno ad esaltarsi a vicenda, creando dinamismo e fantasia, ma per avere il risultato migliore serve pazienza e la capacità di mettersi in gioco con verità. Ecco dunque che per due settimane abbiamo vissuto tentando di amalgamarci nuovamente, non cercando di ritrovare chi avevamo iniziato a conoscere, ma aggiornando le relazioni: siamo entrambi cambiati.
Il tutto nella romantica cornice dei bagni da pulire e i piatti da lavare, tra la grigliata di carnevale per far festa con i provinciali di Malta, Slovenia e Romania e l’inizio della quaresima, tra le chiacchiere più facete e la preghiera personale e reciproca.
I giovedì inoltre sono stati momenti forti perché uscendo dal noviziato abbiamo potuto avere attorno a noi i monti, o i palazzi cittadini o le onde del mare che hanno creato quell’ambiente proprio per una condivisione più libera e più personale, senza dover pensare alle altre faccende.
Terminato questo periodo di mescolamento se n’è aperto un altro di dispersione: noi del primo anno siamo rimasti a presidiare il fortino mentre i nostri compagni sono stati inviati in diverse comunità a vivere la quaresima e la Pasqua. Questa è la sfida aggiunta: mantenerci uniti nella distanza, pregare gli uni per gli altri e prepararci per la prossima reunion tra un mese.