È ormai tradizione che, nella primavera del secondo anno, i novizi, accompagnati dal Padre Maestro e a bordo del Ducato bianco, storica “ammiraglia” del Noviziato, vadano in Spagna. Si tratta di un viaggio sulle orme del Pellegrino, come si definiva s. Ignazio. Così, tra il 14 e il 21 maggio, siamo stati andati a Barcellona, Manresa e Montserrat. Perché questi luoghi? Può essere utile ricordare brevemente la loro importanza nella vita di s. Ignazio.
Santuario mariano di Montserrat, 25 marzo 1522: nella vigilia dell’Annunciazione di Maria, Ignazio depose le sue armi ai piedi dell’immagine della Madonna, si spogliò dei suoi vestiti e indossò l’abito del pellegrino.
Sul fare del giorno, dalla montagna di Montserrat, scese alla cittadina di Manresa, dove rimase undici mesi e dove si compì la sua conversione: da cavaliere dal temperamento focoso, tutto padrone di sé, ad amico del Signore, in tutto disposto a servirlo per rispondere al suo amore. E proprio a Manresa Ignazio iniziò a scrivere gli Esercizi Spirituali, con il chiaro intento di aiutare tanti altri a fare la sua stessa esperienza salvifica di incontro personale con Dio.
Dopo il “ritiro” di Manresa, il Pellegrino si recò a Barcellona, da dove partì per la Terra Santa e dove, al suo ritorno, rimase due anni, vivendo di elemosina, studiando, accompagnando persone nella vita spirituale e dando gli Esercizi. Fu quindi a Barcellona che iniziò l’apostolato per «aiutare le anime», il principale scopo di Ignazio e, sulle sue orme, di tutti i gesuiti.
E proprio Barcellona è stata la prima tappa del nostro viaggio da novizi sulle orme del Pellegrino. Lì abbiamo seguito, insieme ai tre novizi spagnoli “colleghi” di secondo anno, un corso sul Diario Spirituale di Ignazio. Il corso ci è stato dato dal padre Santi Thió, gesuita spagnolo ottantenne. Il Padre, già Maestro dei novizi, ci ha meravigliosamente guidati nella lettura. Il Diario consiste in una serie di note di preghiera che Ignazio scrisse per sé, registrando quotidianamente le sue mozioni interiori, in un periodo in cui – correva l’anno 1544 ed era già Generale della Compagnia – stava facendo un discernimento sulla povertà, in particolare sull’opportunità che le chiese della Compagnia avessero rendite o meno.
Alla fine Ignazio scelse la povertà più stretta: le chiese della Compagnia non avrebbero avuto rendite. Ma, ancor più che l’oggetto della scelta – in questo caso la povertà –, ciò che rileva nel Diario è il motivo della scelta: come insegna negli Esercizi, Ignazio sceglieva ciò che lo univa di più a Dio. Scelse quindi la povertà più stretta, sentendo che questa garantiva una maggiore intimità con Dio: in questo senso il Diario è uno straordinario “registro di intimità” con Dio.
Nei giorni a Barcellona, abbiamo anche potuto visitare i luoghi più significativi della città. In particolare, abbiamo dedicato un pomeriggio intero alla Sagrada Família, capolavoro iniziato, di certo su impulso dello Spirito Santo, da Antoni Gaudí e che verrà significativamente completato a cento anni dalla sua morte nel 2026,: una meravigliosa “catechesi scolpita nella pietra”, nel pieno centro della città.
Da Barcellona, quasi seguendo a ritroso il cammino di s. Ignazio, siamo andati a Manresa e da lì, l’ultimo giorno, in pellegrinaggio a Montserrat. Durante il cammino abbiamo parlato e scherzato tra di noi ma, soprattutto, abbiamo pregato seguendo alcuni spunti legati a quei luoghi ignaziani: Ho fiducia che Dio può comunicarsi direttamente agli uomini e rendere rigogliosa la vita di tutti? Quanto è forte e come alimento il mio desiderio di Dio? Sono abbastanza generoso e aperto alle sue iniziative? Mi accorgo di tutti i segni che Dio mi lascia nel mondo (dalla natura alle persone che mi sono state e mi sono vicine)? Cosa posso fare e come posso prepararmi al meglio per aiutare le anime?
Potrei raccontare ancora tanto della settimana, così bella e ricca di esperienze, che abbiamo passato in Spagna. Ma ho già scritto troppo e mi fermo qui, facendo risuonare queste domande, con la preghiera che scandiscano le prossime tappe del nostro “pellegrinaggio” e che, con le nostre risposte, ci uniamo sempre di più a Dio e agli altri.