Tutti gli anni nel tempo di quaresima ci prepariamo a vivere la Pasqua ed è per noi la “Pasqua di Resurrezione”. Ma com’è stata la pasqua vissuta da Gesù?
Matteo la racconta al capitolo 26.
L’inizio
i “mathetài”, i discepoli (coloro che imparano, perché “manthàno” in greco antico significa imparare) vanno a preparare la cena per il loro insegnante “didàskalos”; anche noi ci riconosciamo come persone che desiderano imparare da Gesù.
La cena
Spunta un elemento sconcertante: Gesù dice “uno di voi mi consegnerà”.
Ci restano tutti molto male (“sfòdra lupùmenoi” è proprio “molto addolorati”), anche noi rimarremmo male: perché lo dovremmo consegnare? Noi vogliamo stare con lui! E nasce spontanea la domanda “sono mica io?”.
Anche Giuda la pone. Ma l’appellativo con cui si rivolgono a Gesù è diverso. Giuda lo chiama “Rabbi”, tutti gli altri “Kurie”. Proviamo a capire: Rabbi è il maestro della legge, colui che indica la via della tradizione, è il maestro che Giuda vorrebbe e che Gesù non è: come può insegnare la legge uno che non rispetta il sabato, che mangia con i peccatori ecc. ecc.? Giuda è deluso da Gesù, che ai suoi occhi mina la struttura storica della religione ebraica. Kùrie invece è il ‘padrone di casa’, colui che ha in se stesso l’autorità e quindi sa quello che fa, anche quando va contro la tradizione.
E chi è Gesù per noi? È Rabbi o Kurios?
La consegna
Giuda consegna Gesù, come previsto, come sappiamo; gli altri fuggono (v.56), Pietro affermerà “Non lo conosco”.
E noi? Abbiamo già ceduto la novità di Gesù alle strutture della legge e della gerarchia o ci defiliamo perché abbiamo paura di dove ci porterà questa novità? Difendiamo le regole della nostra sicurezza o accettiamo di rischiare la vita per seguire lo Spirito che “soffia dove vuole” (dove vuole lui, non dove vogliamo noi…). La resurrezione la opera lo Spirito; preparare la pasqua di resurrezione significa mettersi dalla sua parte.
Scritto da Umberta Parodi – Prof.ssa di greco dei novizi