GESUITI noviziato
Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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La Croce

di Nace Zupančič

Nella mia stanza sto guardando la croce, che mi è stata donata da mia nonna. Gesù è semplice, fatto di ferro, ma la croce dietro è bella, di madreperla, le sfumature di argento si mischiano come onde. Forse ogni croce è qualcosa di bello, di una bellezza trascendente …

Forse la croce non è una cosa malvagia. Penso che mi aiuti di rinnegare me stesso. Al mio ego, che non vuole portarla. Resiste a me stesso, alla mia superbia, al mio egoismo, al mio controllo. Ma la condizione è rinnegare me stesso.

La mia croce in questi mesi di noviziato è semplicemente amare. Amare il Signore, amare i prossimi e amare me stesso. È difficile … ma è possibile amare senza veramente rinnegare me stesso? Questo mio ego e il diavolo sono d’intralcio. Porto la croce perché voglio essere simile a Lui, che si è svuotato. Che ha amato. Perché l’amore con sè porta la croce. Ma questo non è un male, è l’effetto e la prova d’amore. È mio scudo e mia spada – l’unica arma nella battaglia contro me stesso.

Ricevo la mia croce, non posso determinarla da solo. Se facessi cosi, lavorerebbe ancora una volta la mia volontà, il mio ego. E probabilmente sarebbe più pesante di come è. Io voglio essere perfetto e nient’ altro. Voglio essere il giudice di me stesso, decidere io solo che cosa è giusto e che cosa no, dove spingermi verso ‘la perfezione’. Ma essa è sempre lontana. Il Signore sa che da solo non posso fare niente, a volte anch’io. Lui sa che cosa è buono per me, chi io sono chiamato a essere. Ognuno ha una strada diversa, ognuno ha una croce diversa. Ogni croce aiuta a essere se stessi. Cosi può succedere, in teoria, che la croce che ricevo sia più facile di quello che ho intagliato io. Ma solo in teoria. Perché la vera croce, quella ricevuta dal Padre, non è astratta, non è una cosa campata in aria, non è nella mia immaginazione, non è uno schema di “self-help”, è concreta. Dolorosamente concreta. È amare le persone imperfette attorno a me, amare l’imperfetto me, amare il Signore, che è perfettissimo, e fare questo ogni giorno. “A che serve, fratelli miei, se uno dice di aver fede ma non ha opere?” (Lettera di Giacomo 2:26). Questa concretezza è l’incarnazione. Questa croce potrebbe essere molto più pesante di quella che sceglierei io, ma la posso portare, sono abbastanza forte. In ogni momento è lì, se la voglio, è fatta sulla mia misura, non ho scuse per non portarla. E so tutto questo. So che mi cambierà e che devo abbandonarmi. E ho paura. Il mio ego ha paura, sente il pericolo. Ma ho anche coraggio, perché su questa strada va Lui, è la via di redenzione e l’amore.

“Poi a tutti diceva: ‘Se qualcuno vuol venire con me, smetta di pensare a se stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua. (Mc 8, 34)”

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