“Nella seconda settimana, e anche in seguito, giova molto leggere (…) delle vite dei santi.” (Esercizi Spirituali 100)
Leggendo il centesimo punto di Sant’Ignazio per il mese degli esercizi sono diffidente. Non per Ignazio, evidentemente. Ho sentito enne volte la storia della sua conversione, dovuta alla differenza sottile tra le vite dei santi e i romanzi cavallereschi. Sono diffidente perché conosco bene me stesso, che non mi manca quasi mai il momento d’ispirazione leggendo dei grandi santi – mi manca la spinta decisiva verso la conversione che ne segue. Scelgo di non leggere, di non allontanarmi dalla mia realtà meno eroica ma più concreta. La realtà concreta però è che il mese è lungo, e non ho molto da fare: va bene, incomincerò.
Scelgo il XX secolo, e due persone che ebbero a che fare col clima scientifico in cui sono cresciuto. Un frate col cuore ardente, che sembra semplice, ma progettò un’astronave cinquant’anni prima della conquista della luna. E uno studente di medicina che ha scelto di stare con gli ultimi invece di avere una carriera splendida. Un francescano polacco e un gesuita basco. Due missionari di Hiroshima. Un martire di Auschwitz e un superiore generale colpito da trombosi che lo ha costretto a letto per un decennio. Due religiosi radicali, anzi, idealisti. Due uomini che hanno fatto abbastanza da essere ricordati.
Due, che hanno sperimentato orrori indicibili. Eppure, non davano alcuna risposta alla domanda di come Dio aveva potuto permettere tutta la crudeltà sconvolgente del loro tempo: i campi di concentramento, le bombe atomiche. Davano mera testimonianza che la vocazione e la missione del cristiano non si perdono di fronte agli incubi diventati realtà. Anzi, quando tutto il senso della vita, tutta la voglia di continuare crolla di fronte agli orrori e le sofferenze, Dio si fa vicino mediante i Suoi. Salvando la vita di un marito e padre, e aiutando a morire con dignità quanti ne sono stati strappati definitivamente. Curando senza sosta o ricompensa centinaia di sopravvissuti della bomba devastante: bambini, giovani e vecchi, donne e uomini. Dando speranza a coloro che l’hanno persa tutta.
Sembra che io non ci riesca a sfuggire all’eroismo: mi attira troppo. Eppure, non è questo il frutto che posso ricavare, non gli atti spettacolari che tolgono il respiro. Molto di più le decisioni quotidiane. La preparazione per le prove imprevedibili. La scelta di vita che fa pensare. Perché cominciare una strada dove vedo molti ostacoli, perché affrontare le mie debolezze, perché sacrificare un po’ di conforto ogni tanto? Mica per diventare supereroi per un momento, un giorno, un anno, dopo decenni di abnegazioni insensate. Non forse per lasciare operare dentro Qualcuno che mi trascende? Ecco, dove mi portavano le letture durante il mese. Alla speranza che Dio opererà in me in modo imprevedibile, con un amore che io da solo non possiedo. Il mese è finito, la quotidianità sta per cominciare. Adesso si mostrerà.