Per gli ungheresi il Natale è la festa che si festeggia sempre con la famiglia. Tutta la gente sta a casa, non si va in vacanza, a sciare o all’estero. Non si invita nessun amico né i parenti. La vigilia di Natale la comunità più stretta, la famiglia, festeggia insieme, spesso anche con i nonni.
Naturalmente, come tutti gli elementi della cultura, questa non è una regola rigida, ma ci sono diverse versioni e diversi abitudini personali. Però tutti sentono e capiscono che il Natale va celebrato, quanto possibile, a casa con la famiglia.
I 25 Natali della mia vita li ho celebrati così. Questo, il ventiseiesimo, è il primo che non celebro con i miei genitori, con i miei fratelli e con le mie sorelle, ma con la nuova comunità: i miei confratelli gesuiti. È giusto così. La mia comunità più stretta ormai non è la mia famiglia ma la comunità religiosa di cui sono membro. Qui mi ha invitato il Signore ed è questa che ho scelto io.
Dunque nel profondo mi sento a posto.
Nella forma invece questa festa è stata un po’ diversa. Devo dire che mi sono mancati alcuni dei soliti elementi della preparazione a cui sono abituato.
L’Avvento in Ungheria è un periodo molto particolare, probabilmente il più speciale dell’anno ecclesiastico. Ogni giorno alle 6 o 6 e mezza si celebra la messa cosiddetta ‘rorate’. I devoti cattolici partecipano a queste messe mattutine quasi ogni giorno, prima del lavoro o della scuola. In molte parrocchie si organizza anche una colazione insieme dopo la messa. Il buio del mattino crea un ambiente molto suggestivo. Nella chiesa si usano solo le luci più necessarie per la celebrazione della messa. Di settimana in settimana la luce crescente della corona dell’Avvento ci indica che Natale è vicino. In questo modo è più facile vivere l’attesa della Luce che viene nel mondo.
Devo dire che mi sono mancate queste messe mattutine.
Però dall’altra parte c’erano anche cose nuove per me che mi hanno aiutato a prepararmi per la festa. Per esempio la costruzione comunitaria del presepe l’8 dicembre, il silenzio durante le mattine che faceva la nostra comunità, la Novena del Natale e naturalmente le letture proprie dei giorni. È stato bellissimo anche partecipare alla messa di mezzanotte nella parrocchia in cui svolgo l’apostolato. È stata solenne e gioiosa.
Poi è seguita la festa di Natale secondo la cultura italiana. Ho gustato la differenza tra il panettone, il pandolce e il pandoro, il 25 pomeriggio dopo pranzo abbiamo giocato a tombola, avendo orari più liberi…
Oggi, qualche giorno dopo, sono già intento a prepararmi per gli esercizi spirituali che cominceremo a gennaio. Quest’anno non visiterò parenti ed amici, invece comincerà un’avventura molto più grande con il Signore!
Füszfás Pál