Sono già passati più di due mesi da quando sono entrato in noviziato, una cosa che ogni tanto, nel vivere le mie settimane qui, riemerge è la malinconia dalla vita passata, l’aver lasciato la mia famiglia, i miei amici, alcune delle mie passioni. Mi sono ritrovato spesso a chiedermi se questa malinconia fosse un segno che mi spingesse a riflettere sulla mia scelta. Ho ritenuto fondamentale soffermarmi su questo aspetto e voglio raccontarvi cosa ho scoperto.
Credo che avere malinconia della vita vissuta e degli affetti sia assolutamente un ottimo segno e indichi che il mio cuore sta rispondendo al cammino che ho intrapreso. Non siamo delle macchine che riescono ad accendere e a spegnere i sentimenti che proviamo. Scoprire che quello che ho vissuto finora mi manca è, per me, che spesso ho avuto difficoltà a manifestare i miei sentimenti, un segno che il mio cuore è in grado di amare. Mi ritorna, però, in mente il brano del Vangelo in cui Gesù invita a lasciare tutto per seguirlo: ‘Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi’ (Mc 10,21). Il giovane se ne andò triste e in quel momento non lo seguì. Lasciare tutto, vuol dire dimenticare le persone care? Credo proprio di no! Penso, invece, che questi sentimenti portino a migliorare il mio voler bene alle persone che ora sono lontane a pensarle ancora più intensamente rispetto a prima. È vero non posso stare con loro come vorrei, non posso abbracciarli nei momenti di sconforto che inevitabilmente la vita ci riserva, non posso stare accanto a loro quando ne hanno necessità o nei momenti di festa e di gioia, ma il mio amore per loro cresce ogni giorno e il sentimento di malinconia mi aiuta ad amarli ancora di più. I rapporti non sono squarciati ma sublimati da un amore vero che si fa vivo nella preghiera e nel pensarli costantemente. Provo spesso i sentimenti espressi dal Vangelo di Matteo (19,29): ‘Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto’. Ecco, mi sento in questo momento di aver ricevuto cento volte quanto ho lasciato, spero che anche i miei cari possano provare questo sentimento.
Alessandro Di Mauro