GESUITI noviziato
Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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Benedek Rácz

In cerca del Suo volto

“Il Dio, in cui credo non esiste,
e il Dio che vedo e sperimento [tramite la cruda realtà]
non voglio credere.”

Ho scritto questa frase nel mio diario nel 2019. Ma come sono arrivato fin qui?

Sono nato in Ungheria, in una  famiglia cattolica di sette figli. Sono cresciuto a Piliscsaba. Mio padre è medico. Mia madre casalinga. A Piliscsaba c’è una forte e vivace comunità cattolica: Il Terz’ordine Francescano, la scuola, la parrocchia, lo scoutismo, il Regnum Marianum operano in sinergia. Suonavo la chitarra, andavo a cavallo e amavo ballare.

Negli ultimi anni della scuola superiore provavo un forte interesse per la fisica e l’elettronica, così ho scelto all’università Ingegneria elettronica. In quegli anni avevo una relazione stabile con una ragazza e pensavo in futuro di formare una famiglia. Sono stato responsabile nel Regnum Marianum e membro attivo del gruppo folcloristico: ogni mese organizzavamo una festa a Piliscsaba.

Tutte cose buone, ma in gran parte mi erano estranee. Le tante aspettative esterne e interne mi generavano ansia. Era lo stesso con Dio “non dovrebbe essere così” e poi all’improvviso: “bum”: tutto è crollato. Mi sono trasferito a Budapest ho preso le distanze dalla famiglia, lasciando tutto. Sono iniziati anni bui, una lotta con me stesso, con il mio passato, con Dio… Nel 2019 sono arrivato al punto di non poter scrivere nel mio diario la stessa parola Dio. Usavo al suo posto il simbolo del quantificatore esistenziale. Intanto avevo iniziato a frequentare una parrocchia e un gruppo di preghiera che recitava il rosario. In un momento di forte desolazione ho partecipato ad un ritiro personale di 5 giorni dai gesuiti. Mi sono trovato seduto nella cappellina dove davano gli Esercizi Spirituali. La mia vita era crollata, non potevo andare avanti così. Era il momento di scegliere la strada da intraprendere. Avevo davanti a me un bivio: lasciare tutto ciò che era trascendente oppure in modo che quasi niente mi sostiene (come riporta una canzone ungherese) lasciarmi amare come un’orchidea che mette radici nell’aria.

Ho vissuto a seguire l’ anno ignaziano per giovani in ricerca vocazionale, seguito da un direttore spirituale. Piano piano ho imparato a pregare di nuovo, lasciando più spazio a Dio, avendo più misericordia verso me stesso. Volevo compiere la Sua volontà nella mia vita, ma alla fine dell’anno non avevo ancora trovato una perfetta unità nel mio cuore. Ho quindi vissuto l’anno di discernimento, il pre-noviziato, dei gesuiti. Un tempo difficile, per un lungo tempo senza esiti. Stavo cominciando a rinunciare ad “aspettare”, ma finalmente, durante un ritiro di otto giorni, è arrivato Colui che dovevo aspettare. È venuto e mi ha chiamato a servirlo con un cuore indiviso.

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