Il cuore della pedagogia ignaziana sta nella “riflessione”, ovvero nella capacità di rileggere le esperienze vissute al fine di scoprire il significato che esse hanno per il soggetto che le ha vissute.
Afferma il PPI (Paradigma Pedagogico Ignaziano): “Una delle dinamiche fondamentali degli Esercizi Spirituali è l’invito continuo a riflettere sull’esperienza vissuta nella preghiera allo scopo di discernere dove conduce lo Spirito di Dio” (25).
Nel percorso del Noviziato, che è costituito da una successione di periodi di vita quotidiana, di studi e di “esperimenti” all’esterno della casa di Genova (il mese di esercizi spirituali, il mese al Cottolengo, il periodo apostolico per il tempo della Quaresima, il pellegrinaggio in povertà, per citare quelli più significativi), la pedagogia ignaziana si realizza nella misura in cui vengano create le condizioni perché il Novizio possa vivere differenti esperienze.
Questi “esperimenti” sono oggetto di riflessione successiva, ovvero di riconsiderazione attenta di ciò che essi comportano, al fine di comprendere come lo Spirito agisce e come la persona li vive, a conferma o meno della vocazione di gesuita e di scoperta del significato umano e spirituale degli eventi per la persona.
Afferma infatti sempre il PPI: “Ignazio chiede con insistenza che si rifletta su tutta l’esperienza umana, poiché questo è uno strumento essenziale per verificarne la validità: senza una riflessione prudente si può facilmente sbagliare, senza una riflessione attenta il significato dell’esperienza fatta può essere disatteso o giudicato senza importanza. Solo dopo un’adeguata riflessione sull’esperienza e dopo un’appropriazione interiore del significato e delle implicazioni di ciò che si studia (e si vive) si può procedere liberamente e con fiducia verso la scelta di azioni che favoriscono la crescita integrale di ciascuno in quanto essere umano” (25).