Da pochi giorni sono arrivati otto nuovi compagni, i novizi di primo anno.
Ho quindi pensato di scrivere un articolo sul loro arrivo in comunità. Pensando e ripensando, il primo giorno mi sono venute alcune idee; il secondo me ne sono venute altre; il terzo stavo per scrivere tutte queste idee. Ma succede a volte – e per fortuna! – che al “terzo giorno” la realtà vinca sulle idee.
Quel giorno Janez, un nuovo compagno appena arrivato dalla Slovenia e alle prime armi con l’italiano, mi ha chiesto di rileggere insieme la Formula dell’Istituto. La Formula, scritta nel 1550, è una sintesi del carisma della Compagnia, cioè del dono che Dio ha fatto alla Chiesa tra-mite l’esperienza di Ignazio e dei primi compagni. Ed è il primo testo “ufficiale” che si legge insieme al Padre Maestro entrando in noviziato.
Allora ci siamo messi – Janez e io – a rileggere lentamente la Formula. Abbiamo riletto che lo scopo principale della Compagnia è il «progresso delle anime nella vita e nella dottrina cristiana». E che ciò si fa «mediante pubbliche predicazioni, conferenze ed ogni altro servizio della parola di Dio, gli Esercizi spirituali, l’insegnamento della verità cristiana ai fanciulli e agli incolti, e la consolazione spirituale dei credenti, con l’ascoltarne le confessioni e con l’amministrazione degli altri sacramenti». Si legge anche che il gesuita deve essere «adatto a riconciliare i dissidenti, a soccorrere e servire piamente quelli che sono in carcere e negli ospedali, e a compiere, in assoluta gratuità, tutte le altre opere di carità che sembreranno utili alla gloria di Dio e al bene comune». E che, avendo sempre davanti agli occhi Dio e la Compagnia, «che è una via per arrivare a Lui», il gesuita deve «conseguire con tutte le forze tale fine propostogli da Dio».
A fine giornata ero molto grato di aver riletto questi passi così esigenti ma così pieni di amore per il Signore e gli uomini. E allora ho pensato di non scrivere quello che avevo pensato ma questo che ho vissuto grazie a Janez. La realtà che il Signore ci dona, spesso tramite gli amici, è sempre meglio delle nostre idee!
La preghiera – diceva il gesuita Burghardt – è un «lungo, amorevole sguardo sulla realtà». Come Janez, sono certo che tutti i nuovi compagni ci aiuteranno, magari senza saperlo, a rileggere, approfondire e indirizzare meglio le nostre attività e la nostra preghiera. Ad affinare questo «lungo, amorevole sguardo sulla realtà». «Lungo»: vincendo l’ansia, dando tempo agli altri, a se stessi e al Signore. «Amorevole»: non giudicando, fidandosi che il Signore è buono e provvede, chiedendo e dando perdono. «Sulla realtà»: sempre meglio delle nostre idee, il Signore si fa trovare solo nella realtà.
Ma visto che la realtà prevede anche piatti, posate, stoviglie, cucina e tanti altri servizi, i nostri compagni ci aiuteranno anche in tutti questi servizi! Ancora più benvenuti amici!