Quattro italiani, due rumeni, un maltese, un sloveno … Non è una barzelletta o la trama del prossimo film di Woody Allen, ma la squadra dei novizi del primo anno che, dopo un periodo preliminare di quasi due settimane (prima probazione), è entrata a pieno ritmo nella vita del noviziato.
Inizia per noi un lungo cammino, definito di seconda probazione, un percorso esperienziale/formativo di circa quindici, sedici anni, sulle orme di Sant’Ignazio per meglio incontrare, conoscere, amare e servire il Signore.
Non è facile fare un bilancio di queste prime due settimane, un battesimo di spiritualità ignaziana, un incontro approfondito con la Compagnia di Gesù e una prima sperimentazione della vita e dei ritmi del noviziato.
Tante sensazioni spesso contrastanti.
Come per ogni nuova avventura, il piacere della scoperta è una delle emozioni positive di questo viaggio. È bello conoscere il “Team del noviziato”, i novizi del secondo anno con la loro disarmante accoglienza e disponibilità e le “matricole” del primo anno che come me si aggirano stralunate per la casa cercando di afferrare la situazione, l’inizio di un cammino concretizzatosi prima che ci fosse il tempo di accorgersene.
E poi i nuovi orari regolari scanditi dal suono di una campana a prova di non udente, il tempo per la lettura, la preghiera, la meditazione e soprattutto l’appuntamento con il Signore, il fulcro di questi primi giorni e del nostro futuro come gesuiti.
Passare da una vita carica di impegni e stimoli – in cui l’essenziale spesso scivola in secondo piano – a un ritmo di vita blando, dove il tempo dedicato alla preghiera e all’incontro con il Signore è improvvisamente dilatato, non è sempre facile ma è spesso bellissimo. È il paradosso di riuscire ad assaporare la libertà con la L maiuscola dentro le mura del noviziato e la gioia della preghiera; è avere il tempo di gustare la freschezza della bibbia, libro vivo e parlante ancora oggi, e apprezzare l’intuizione che per vivere in fondo non si ha bisogno di molte cose e la relazione feconda con il Signore e con il prossimo è una di queste.
Tuttavia, non tutto quello che è bello è anche semplice. Uno dei momenti più ostici per me è la campanella mattutina: come una doccia fredda risveglia ogni mattina la consapevolezza che la realtà – comunque seducente – cui eravamo abituati è ormai alle spalle. È l’istante in cui la difficoltà del distacco è più forte. Cambiare vita da un giorno all’altro non è un gioco da ragazzi, ma le difficoltà della novità sono compensate dai momenti più belli e significativi.
Che dire? La fine della prima probazione coincide con l’inizio di un nuovo cammino, affascinante e stimolante, alla scoperta di noi stessi e del rapporto con il Signore. Fondamentali in questo contesto sono la relazione di vicinanza e confronto positivo con i compagni di viaggio, la fiducia e il supporto da parte del team della casa e la sapiente guida del padre maestro.
Tanti anche i piccoli momenti di bellezza quotidiana, che ci aiutano a riconoscere lo zampino del Signore nella vita di tutti i giorni: un sorriso improvviso, un gesto di generosità inaspettato, un momento di condivisione, una preghiera che nasce dal cuore contemplando l’orizzonte e la magnifica vista sul porto di Genova, una delle tante grazie della casa.
Nonostante l’ottimismo iniziale, in mancanza di una sfera di cristallo è difficile sapere dove ci porterà questo viaggio. L’unica certezza è quella di poter dire un domani “è stato un bel cammino, in tandem con il Signore”.
Concludo ringraziando tutti per la calorosa accoglienza e augurando a tutti noi novizi del primo anno, e a tutta la squadra di Via Chiodo, Buon Cammino e Buona Vita!