Il noviziato è fondamentalmente un tempo di prova e sperimentazione, attraverso diversi esperimenti o probazioni, come vengono stabilite da S. Ignazio. Il senso autentico e la finalità di questi esperimenti è precisamente quello di mettere alla prova e di verificare l’esistenza della chiamata del Signore e la maturità e la libertà del novizio in vista di una scelta definitiva di lui nella Compagnia.
Questi esperimenti permettono ai novizi (e alla Compagnia) di comprendere le loro autentiche motivazioni, le loro capacità e la loro maturità per far fronte a varie situazioni a volte difficili e favoriscono la conoscenza del modo di procedere della Compagnia. Il tipo di esperimenti e il modo di destinare i novizi ad essi, mettono in evidenza la vera disponibilità e aiutano a far sentire loro ciò che in pratica implica la sequela di Cristo povero, casto e obbediente.
Similmente, nel corso degli esperimenti, devono mostrare sino a che punto restano fedeli alla loro relazione con il Signore e sono capaci di trovarlo in tutte le realtà, senza l’aiuto delle strutture proprie del noviziato. Gli esperimenti possono mettere i novizi in situazioni limite, perché superandole positivamente, possano donare al Signore un sì più consapevole, libero e definitivo.
Gli esperimenti favoriscono anche un processo di rottura e trasformazione rispetto alla vita precedente, una sorta di ri-orientamento della persona. I novizi, infatti, devono essere molto coscienti che il Signore li chiama a un cambiamento radicale nella loro vita, a superare se stessi e spesso a rinunciare a quello che piace loro e ai loro propri interessi, per formare una comunità e un corpo apostolico, con piena disponibilità per la missione che poi ciascuno riceverà. Questo cambiamento radicale è orientato a favorire un altro modo di pensare, di sentire, di valutare la realtà, conseguenza di un’esperienza spirituale profonda e della scelta di seguire Gesù. Da parte dei novizi, questa “rottura” implica un modo differente di relazionarsi con la famiglia e con gli amici, un atteggiamento di distacco e di libertà di fronte ai beni materiali e umani e l’adottare uno stile di vita che rispecchia e favorisce questo nuovo orientamento all’esistenza.
Gli esperimenti permettono anche di scoprire capacità apostoliche sconosciute fino ad allora. E per arrivare a questa scoperta, a volte si passa per esperienze contrarie a gusti e inclinazioni personali.
Quali sono i principali?
Il Mese di Esercizi Spirituali, il primo, principale e più importante, perché fondamento di tutto il resto. Si tratta di un mese di preghiera, che è al tempo stesso un cammino di conoscenza del Signore, una scuola di preghiera e una rilettura della vita personale.
Un mese di servizio presso un “ospedale” (in genere nelle strutture del Cottolengo) consumandovi i pasti e dormendovi, o aiutando e servendo tutti, infermi e sani, per una o più ore al giorno, secondo i tempi, i luoghi e le persone, e conforme agli ordini ricevuti (Esame Generale, 66)
Il contatto e la vicinanza con i poveri e con coloro che soffrono aiuteranno [i novizi] a scoprire in essi il viso sofferente di Gesù e a vivere l’amore preferenziale per i poveri come una grazia per la quale Gesù ci avvicina e ci converte di più a Lui. L’esperienza dell’impotenza di fronte al dolore e alla sofferenza personale e altrui deve condurre [i novizi] a cercare il senso profondo dell’esistenza umana in Gesù e nel suo mistero pasquale, in modo che “servendo interamente il loro Creatore e Signore crocifisso per la loro salvezza” e “disfacendosi di ogni fiducia che si potrebbe porre nel denaro o nelle altre cose create, essi la ripongano interamente, con vera fede e con amore intenso, nel loro Creatore e Signore” (cf Esame Generale, 66-67).
Il Pellegrinaggio in povertà, l’esperimento che desta più curiosità in genere. La finalità è quella di crescere nella fiducia nel Dio Provvidente, senza portare con sé dunque né denaro, né provviste, ma mettendo nello zaino solo ciò che è essenziale. Si affronta a due a due, avendo un punto di partenza e una meta da raggiungere, in un massimo di quindici giorni. Si tratterà di domandare ogni giorno cibo e ospitalità, presentandosi come semplici pellegrini, senza accettare denaro o provviste e accogliendo quanto arriverà, anche un rifiuto. è esperienza di gratuità, generosità, uscita da se stessi. È una scuola di speranza in Dio, che sa ciò di cui abbiamo bisogno: quindi senza cercare sicurezze e comodità, senza sottrarsi in ogni modo ai disagi, nel mangiare o nel dormire.
Esperimento di Quaresima: si tratta, nella quaresima del secondo anno, di un inserimento in una comunità che sia impegnata sul territorio. Un tale contesto, molto meno strutturato, aiuta a verificare se quel che è proposto in Noviziato è assimilato ed interiorizzato (vita di preghiera, sacramenti, equilibrio tra vita apostolica e vita comunitaria, obbedienza e capacità di collaborazione, confronto tra generazioni diverse, dimensione affettiva).
I mesi estivi sono ugualmente un tempo per essere inviati a collaborare con diverse opere e attività dei gesuiti. Naturalmente la vita quotidiana, nella sua ordinarietà, resta il terreno di sperimentazione più efficace e significativo.