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Noviziato della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù
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Come una motozappa in azione sul terreno

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Come una motozappa in azione sul terreno

21 Feb 2020

La motozappa è una macchina agricola, con motore e guida a manubrio, utilizzata generalmente per zappare e sarchiare il terreno.
Tra poche settimane ci troveremo a preparare il nostro orto per la semina di nuova stagione. Per lavorare al meglio il terreno utilizzeremo la suddetta motozappa.
Ricordo che anche lo scorso anno, in questo periodo, intraprendevamo la stessa operazione; utilizzare e vedere in azione questo macchinario subito evocava in me qualcosa. Con lo scorrere del tempo il ricordo di quest’esperienza ogni tanto riaffiorava e, con simpatia, mi si presentava come una metafora utile a comprendere che cosa fosse la vita in noviziato.
Spesso, infatti, le persone ci chiedono cosa significhi vivere il nostro tempo o che cosa facciamo ma sovente è difficile spiegare, adesso allora voglio rispondere con questa metafora.

La vita in noviziato è come una motozappa in azione sul terreno.

Vivere il noviziato spesso vuol dire essere disposti a “sprogrammare” i nostri meccanismi interiori o esteriori, abitudini, ecc. Questo implica scavare un solco profondo dentro di noi che ci permetta di spogliarci e liberarci di tante “sovrastrutture” superflue e lasciar quindi andare le precedenti maschere, precomprensioni, difese, idee o falsi idoli. In questo modo, finalmente, è possibile conoscersi veramente per quel che si è. Ciascuno di noi, infatti, è abitato dentro di sé, in parte consapevolmente ed in parte no, da tutta una serie di attaccamenti. Il percorso spirituale proposto da Sant’Ignazio di Loyola, ci invita proprio a liberarci interiormente di questi “pesi”, che lui chiama “affetti disordinati”, per sentirci così riconciliati con noi stessi, con Dio e con gli altri.
A tal proposito mi collegavo all’immagine della motozappa in azione che gira e rigira la terra ormai secca frammentandola e rimescolandola in piccoli pezzi, creando così un nuovo strato di terreno fertile, che splende di nuovi colori e sfumature, ma soprattutto è fortificato e rinnovato.
Lo stesso procedimento avviene per noi novizi nella vita quotidiana: ci alleniamo ogni giorno a prendere contatto con noi stessi e conoscere quei lati che prima apparivano nascosti. Non si tratta però di un’introspezione psicologica ma di una preghiera, nella quale chiediamo al Signore costantemente di accompagnarci, donarci Luce e guidarci con la Sua Presenza.

In questo senso pensavo che la discesa in profondità della motozappa sia molto evocativa. Rimanda allo stato in cui si permane nella preghiera profonda, richiama l’ascolto della Parola, quello delle altre persone, ricorda il lavoro paziente che Dio compie nei nostri confronti per guidarci passo dopo passo verso la Sua volontà.

Vorrei terminare quindi invitandovi a riscoprire la bellezza della preghiera e interessarvi della spiritualità ignaziana. Gesù predicava queste Parole: «Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero» (Mt 11, 29-30).
Quanto descritto sopra non è altro che predisporsi ad accogliere queste Parole, prepararci a ricevere questo giogo dolce e questo carico leggero. La Sua presenza poi farà il resto.

Marco Garbari, novizio del secondo anno

L’esame di coscienza – cosa aspetti a farlo?

di Giacomo Mottola

L’esame della giornata è una delle preghiere caratteristiche dei Gesuiti anzi potremmo dire che essa costituisce per noi quello che è il coro per i monaci. Non è soltanto una preghiera vocale e i suoi effetti durano a lungo. Col tempo l’esame della giornata diventa un vero e proprio stile di vita, uno stile di vita ignaziano.

Certamente non fu Sant’Ignazio ad inventare questo esercizio di preghiera che era presente nella chiesa fin dai primi secoli. No, è un po’ come la storia dell’America: l’ha scoperta Colombo ma non avendo ancora capito l’importanza di quello che aveva scoperto, per sua buona pace, fu Amerigo Vespucci a dargli il nome. Così Ignazio prendendo spunto da esperienze precedenti ha composto il suo esame. Grazie poi alla diffusione dei Gesuiti in tutto il mondo è diventato il modello di esame di “coscienza” per antonomasia. Metto coscienza tra virgolette perché quello di Ignazio, come vedremo, non è solo uno di quegli esami che servono per confessarsi ma molto di più.

Ma a cosa serve?

É difficile fare un elenco dei “benefici” di questa orazione per il semplice fatto che essendo qualcosa di spirituale i suoi effetti vanno anche al di là di quello che possiamo conoscere e comprovare ma, limitandomi a quelli che sono più immediatamente percepibili, proverò ad illustrarne qualcuno che fino ad ora ho potuto sperimentare.

Innanzitutto l’esame inizia col passare in rassegna i motivi per cui ringraziare Dio nella giornata (o mezza giornata se lo si fa 2 volte al giorno). Non solo ringraziarlo per quello che di bello è successo ma possiamo brevemente estendere il ringraziamento fino a ringraziare per la creazione, per i suoi colori, per la vita… ogni giorno è possibile trovare qualcosa di nuovo! Possiamo ringraziare per la salvezza che ha operato Gesù e per quei momenti della giornata in cui abbiamo riconosciuto la presenza di Dio… Così con gli occhi pieni della resurrezione impariamo a vivere la vita in gratitudine. Questo nei giorni tristi è come un giro sulle giostre e in un attimo ritorna il sole. Vivere da persone grate è il primo effetto a lungo termine dell’esame. Poi si prosegue con la richiesta dello Spirito Santo per poter guardare la propria vita con gli occhi di Dio, che sono gli occhi della misericordia. Guardare la propria vita come la vede Dio è l’unico modo di guardare correttamente a se stessi comprendendosi come figli amati. Questo è un altro effetto a lungo termine dell’esame. Il terzo punto è esaminare la propria giornata e dirsi: bene, davanti a tutto questo amore io come ho risposto?

Ecco che le colpe e il peccato non sono centrate sulla nostra condotta ma sulla rottura della relazione con colui che ci ama. Decentrarci, mettere al centro Gesù è uno degli effetti più liberanti di questo esercizio. Ecco che giunge il momento di prendere le distanze dal male e dal peccato proponendoci non solo di non ricommetterlo nell’avvenire ma anche cercando di trovare un modo per prevenire le future cadute. Ecco questo è un po’ come tenere alta la guardia sapendo che la vita è una lotta contro il potere delle tenebre. L’esame ci aiuta ad avere una strategia per vincere. Infine possiamo dire il nostro amore a Dio, chiedendo perdono al Padre per le eventuali mancanze e ristabilire la nostra alleanza con Lui nel nome di Gesù. Ecco l’esame ci rimette in piedi e ci rimette tra le braccia del Padre per il prossimo pezzo di strada, ma non è finita! Col tempo, infatti, esame dopo esame, si sviluppa una vigilanza costante sulle proprie azioni e sulla relazione con Dio che ci porta a vivere sempre più intensamente uniti a Dio e a vigilare nell’attesa del ritorno di Cristo.

Cosa aspetti a farlo?

 

Per saperne di più: https://getupandwalk.gesuiti.it/lesame-di-coscienza/

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