E allora tutte le persone si misero in fila per essere messe in riga; era una stanza enorme, il portico dell’aldilà. Qui, nel momento del giudizio, nessuno si vantava. Non osavano fiatare. Presto si aprì una porta laterale: due infermieri misero la Terra su un letto. La poveretta ansava appena, ed era chiaro che non avrebbe resistito a lungo. Deserti ulcerosi, montagne di rifiuti suppurante e gonfie, foreste piegate ricoprivano tutto il suo corpo. Non riusciva più a parlare, ma si poteva leggere tutto nei suoi occhi:
– Mi dispiace! Vi prego, perdonatemi! Sono stata progettata per essere robusta e con riserve sovrabbondanti. Pensavo di poter sopportare qualsiasi cosa. Sì, sarei dovuta essere in grado di sopportare tutto, ma ho fallito. Per favore, non siate arrabbiati con me. Solo allora si notò che alcuni stavano tremando nelle ferite aperte e sanguinanti della Terra. Macchè alcuni? Migliaia, milioni di persone tremavano di freddo: minatori sfruttati e fattorini al minimo sindacale, donne comprate e bambini indesiderati, prigionieri di guerra, rifugiati, vittime dell’ebola, persone affamate, tutti soffrivano nelle ferite della Terra. E mentre le persone guardavano la Terra moribonda e le vite misere, si resero conto che, in mezzo a tutti i loro litigi, non se ne erano accorte prima. Improvvisamente la storia dell’universo balenò davanti a loro. Videro che la Terra era stata scelta tra miliardi di corpi celesti perché fosse un posto da vivere. Videro che l’acqua e l’aria, così come le foreste e i minerali, erano abbondanti, perfino immensi. Videro che la loro cupidigia aveva reso il mondo più povero e quindi loro stessi dovevano farne a meno. Si accorsero di essere stati lontani da casa a vagabondare, quando avrebbero potuto scoprire molto di più nei loro figli e nelle loro mogli. E la storia è andata avanti: le persone terminarono di leggere tutti i libri e i siti di notizie, finirono di vedere ogni video di YouTube e di Netflix, scrollarono fino in fondo Facebook e Instagram. E poi Dio disse:
– Non temere! Ecco, io ti ho fatto molto più di quanto possa immaginare e ti ho formato in modo tale che non ti può mai venire in mente il tuo ultimo pensiero. Vedi, non c’è neanche un ultimo tramonto, ma se anche ci fosse, saresti li a riprenderlo, o finalmente ti lasceresti toccare dalla bellezza che Io disegno per te. Non temere che qualcuno sappia più di te: forse è attraverso di lui che voglio insegnarti. E non scoraggiarti se altri hanno visto di più, voglio raccontarti con le loro parole i paesaggi in cui non sei stato. O popolo mio, vorrei che a volte ti lasciassi sentire la fame, perché io possa riempirti di ciò che desideri. Non temere, ma renditi conto di quanto abbondantemente ti amo.
Mc 9,33-49 Mt 20,1-16 Lc 6,38 Laudato Sì
G. Lohfink, Gesù di Nazaret, Brescia, 2014, capitolo 14.