Verso una gioia più grande
É una domenica di novembre del 1991. Sono appena nato, primo figlio di Paola e Carlo, i miei genitori: mi amano e mi educano, con la loro presenza costante, nella Chiesa, con l’esempio quotidiano di vita donata. Mio fratello Andrea ci raggiunge nel 1995: entrambi spiriti riflessivi, siamo uniti nell’affetto reciproco e nella ricerca di ciò che conta davvero.
Cresco sereno insieme a loro e ai primi amici a Martellago, paese in provincia di Venezia. Negli anni del liceo scopro le mie principali passioni. La musica rock, i musei di pittura, i cammini attraverso le città, il desiderio di giustizia, da cui sgorga un interesse per temi socio-politici che, unito a domande più esistenziali, mi conduce alla filosofia.
Decido di studiarla all’università e arrivo diciottenne a Padova. Un’amica mi porta nel luogo dove inizio a conoscere la Compagnia di Gesù: il centro giovanile Antonianum. I gesuiti che incontro mi colpiscono per alcuni tratti comuni: la capacità di ascolto profondo e l’unità delle diverse dimensioni della loro vita che – scopro progressivamente – discende dalla relazione personale con il Dio vivente, che approfondisco soprattutto grazie agli E.V.O., gli “Esercizi spirituali nella Vita Ordinaria”.
La Compagnia mi affascina, ma un’altra forma di vita cristiana non cessa di attirarmi: la vocazione al matrimonio, l’ideale di laico sposato e impegnato nella ricerca della verità, sulla scia di Jacques Maritain, che diviene il mio grande modello. Passo metà della laurea magistrale all’estero, tra Friburgo, Parigi e Tolosa. Faccio esperienza dei miei limiti e insieme del costante sostegno del Signore.
Poi, il dottorato in Basilicata. Anni di maturazione umana, culminati nel semestre trascorso a Salamanca, dove Dio mi colma di doni: sopra tutti gli altri, l’amore per una ragazza incontrata nella “città d’oro”. Finito il dottorato, torno a Salamanca. È il momento di affrontare sul serio la domanda vocazionale. Da un lato l’esperienza, breve ma integrale, dell’amore umano che ho ricevuto, è stata fonte di profonda gioia. Dall’altro lato il fascino per la Compagnia non è scomparso, anzi è rimasto intatto al passare del tempo.
Progressivamente, il cuore si apre. Ascoltando testimonianze di gesuiti di tanti Paesi, scopro con rinnovato stupore che i racconti di persone così diverse parlano intimamente ai miei desideri. Il tutto della mia vita mi appare legato alla Compagnia, come un filo rosso che connette i luoghi e i periodi del passato, fa esultare il presente e invita a unificare il futuro.
Tornato in Italia, lavoro in una scuola a Trieste: qui un gesuita mi accompagna nel cammino di discernimento, con cui giungo a confermare la volontà di entrare in Compagnia. Ed eccomi a Genova, altra città di mare, iniziando alla soglia dei trent’anni la vita nascosta in noviziato: per rinascere dall’alto, scoprendo la gioia del servizio, e spiegando le vele al vento dello Spirito!