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Mirko Fischetti

Molti dei gesuiti che ho incontrato e anche la maggior parte dei miei compagni di Noviziato hanno diversi titoli di studio mentre io, a causa della mia giovane età, (ho 21 anni, sono il più giovane del Noviziato) non ho grandi riconoscimenti di studio. Una condizione che all’inizio mi pesava un po’; poi, in seguito, ho pensato che anch’io ho un titolo “accademico”: INQUIETO RICERCATORE! Ecco come mi sento e come mi definisco.

Il mio “Master di ricerca” è incominciato a Taranto nel 1995. Cresciuto in una famiglia credente, mi sono affacciato fin da ragazzino alla realtà parrocchiale del mio paese: Carosino (TA).

All’età di 13 anni sono entrato a far parte della comunità del Seminario Arcivescovile di Taranto, dove ho vissuto il periodo liceale. Come ci sono arrivato? Un pomeriggio, mentre chiacchieravo con il mio vicario parrocchiale e gli dicevo del mio desiderio di vivere l’esperienza degli Esercizi Spirituali, anche se non conoscevo cosa fossero esattamente, lui mi ha proposto di conoscere la realtà del seminario minore. Così, un po’ per curiosità e un po’ perché mi intrigava condividere la mia vita con giovani coetanei, ho compiuto questo mio primo passo.

Sono stati anni caratterizzati da una crescita umana, da un approfondimento vocazionale e da una sensazione di inquietudine. Non ho mai letto il mio essere “inquieto” come una sensazione negativa, ma come un desiderio che mi ha spinto ad andare sempre “un po’ più in là“, impegnandomi in attività parrocchiali e di volontariato.

Al termine del percorso del Seminario minore, nel giugno 2014, ho deciso, per diversi motivi, tra cui la sensazione di camminare per inerzia, di vivere un anno sabbatico. Desideroso di quello che ora posso chiamare MAGIS, sono partito alla volta di Roma per studiare filosofia presso l’Università “Tor Vergata”.

Durante il pellegrinaggio a Orvieto per le matricole e tutti gli universitari di Roma (organizzato dall’ufficio della pastorale universitaria per la Diocesi di Roma), ho avuto la possibilità di incontrare in un modo tutto nuovo i Gesuiti. Prima di allora conoscevo la Compagnia grazie a quel poco che si studia nei manuali scolastici di storia quando si affronta il periodo della Riforma e della Controriforma. Non avevo mai approfondito la realtà, la spiritualità e la storia dei Gesuiti. Pensavo, infatti, che questi uomini di missione, cultura e di grande intelletto si fossero estinti e che la Compagnia fosse esistita solamente allo scopo di combattere le eresie e difendere la fede. Ben presto ho scoperto che non era così.

Quello di Orvieto è stato per me un incontro “inaspettato” che mi ha portato a intraprendere un cammino di discernimento presso la comunità della Cappella dell’Università “La Sapienza”. Un percorso non semplicissimo, in quanto mi ha portato a entrare, in un modo tutto nuovo, dentro me stesso per comprendere i miei desideri, le mie capacità e la mia personalità.

In questo tempo intenso, la direzione spirituale, la preghiera quotidiana, la settimana di Esercizi Spirituali e le regole del discernimento sono state dei grandi aiuti.

I motivi che mi hanno condotto alla scelta della Compagnia, invece che un ritorno al Seminario e alla vita diocesana, sono svariati e di diverso genere. Uno di questi è la vita comunitaria, ma non monastica, alla quale i Gesuiti sono chiamati a vivere, e il mio desiderio e disponibilità di essere al servizio della Chiesa non solamente in un luogo circoscritto (quale può essere una parrocchia o il territorio di una Diocesi), ma nel mondo intero per vivere il prolungamento della missione stessa di Gesù da parte del Padre.

Alcune canzoni di Jovanotti mi hanno aiuto a esprimere quello che portavo dentro di me: gli “venne confermato nel profondo quello che da una vita già sapeva, che non esiste proprio niente al mondo, paragonabile alla sensazione di essere importante per qualcuno, di avere quell’amore che ora si sente dentro”. E ora? Cosa fare? Contraccambiare il suo affetto per me, consapevole che “l’amore dato non ritorna a posto ma resta in giro e rende il cielo immenso”…

Allontanarmi dalla mia famiglia, dagli amici e dalla Parrocchia non è stato facile. Se non avessi compiuto questo passo mi sarei sentito come “una barca che non esce mai da un porto” e così “considerando che l’amore non ha prezzo”, ho scelto di affrontare il distacco per poter sperimentare “l’infinità della libertà”.

Sento risuonare dentro di me le parole che mi hanno accompagnato in questo anno di discernimento e che sono la sintesi di quello che ho vissuto: “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi!” (Gv 20,21).

Così, dopo un anno di cammino e di conoscenza, sono entrato in Noviziato il 2 ottobre 2015.

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